Archivio mensile:ottobre 2006

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E mi piace leggere cose passate, quasi a cercare una risposta. Le uniche parole d’aiuto sono già state spese.
Uno sguardo glaciale, stamattina. E non ho fatto finta di niente, anzi. Non ho rancore, stranamente, e sono di quelli che non scordano il minimo sbaglio.
Scendo le scale mentre parlo con *ile* e *ste* di chissà cosa e mi incanto a quell’incrocio. Nessuno stop, nessun semaforo, neppure un diritto di precedenza. Semplicemente continuo a scendere le scale, mi giro e continuo a parlare. Non mi ha neppure dato fastidio. E tornando a casa mi sono messa a pensare a quella volta in riva al mare, quando sapevo esattamente come sarebbero andate le cose, ma non come sarebbero state.
E quel diario bruciato in un falò a ferragosto..

radici

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icona Ho messo quest’icona in camera mia, al posto del vecchio quadro con la foto della Madonna degli infermi di Raffadali.
Raffadali è il paese dei miei nonni paterni, lì mio padre è nato e cresciuto per l’infanzia, poi si è andati in città.
E io di Raffadali conosco tre cose: il Corso, la Matrice e il cimitero.
Ieri ho scoperto anche che la Santa patrona si chiama Oliva. E ci sono ancora tante cose che devo sapere di Raffadali, ma almeno so che tra i sette cittadini illustri è lieta di annoverare il presidente della regione, Totò Cuffaro.

writing

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Ho trovato dei fogli battuti a macchina, quando un paio d’anni fa mi ero messa in testa di non usare più la penna per scrivere, lasciandomi ipnotizzare dal ritmo dei tasti e dell’affondare le dita con forza e avere il tempo di pensare. Quando ancora non avevo un blog. Tre fogli, questo il risultato. E non so di cosa parlano, perché rileggendoli non mi sono riconosciuta in quelle parole.
 
 

Quando sarebbe accaduto? Se lo aspettava da un momento all’altro;
ma proprio non sapeva il momento, non immaginava lontanamente che mancava poco all’imminente fine. Eh, sì: se l’aspettava..
Attendeva con pazienza e intanto viveva come sempre aveva fatto, nessuna differenza, nessun cambiamento d’aspetto né d’umore.
Contava ogni battito del cuore, assecondava il ticchettìo dell’orologio, scandiva ogni istante con dei gesti ritmati. E aspettava.
Accadevano, talvolta, fatti strani, quasi premonitori, ma poi tutto tornava come prima e l’attesa diventava l’unico tormento delle sue giornate senza fine; quando era solo odiava la solitudine. Non osava ammettere che non aveva il coraggio di fare lui il primo passo, non sapeva da che parte cominciare, quali parole inserire nel discorso, come prendere l’argomento.. se solo fosse arrivata la “giusta occasione”, avrebbe certamente colto l’attimo e tutto sarebbe andato per il verso giusto, pensava; ma non intuiva che quell’occasione aspettava proprio lui; sì, che si decidesse a fare la prima mossa, visto che ormai aveva capito cosa non andava in tutto questo. E aspettava.

Più volte ebbe modo di pensare che era ora di smetterla, che così non poteva continuare, ma pazientemente sperava che fossero gli altri a rendersene conto. E aspettava.

(è solo il primo dei tre. arriveranno anche gli altri due)

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Non so come succede, ma le date mi parlano. Peggio di un’agenda. Se penso a un giorno, mi si apre la cartella con tutti i compleanni, gli avvenimenti storici, le mie cose da ricordare, orari, incontri.. tutto quello che ho registrato per quella data.
Stamattina, prima di cominciare a prendere appunti, ho scritto "italiano" sul foglio, in alto a sinistra. Poi, in alto a destra, 5 ott… Mi si è aperta una cartella strana, ma solo per un momento perchè poi con un sorriso l’ho richiusa continuando ...obre 2006 e ho preso a scrivere abbastanza disinteressata. Che ne sa, Kant, del cinque ottobre? E’ già autunno.

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su il siparioAvevo detto che non ci sarei andata. E invece ieri sera mi sono trovata lì, a teatro. Mi sentivo un po’ nel posto sbagliato, ma andava bene così. Mi sono immersa nello spettacolo, trasportata dalla musica. Poi mi sono risvegliata dal rapimento delle melodie e non sono più riuscita a godermi il resto. Ho lasciato fare al pubblico il pubblico, io ero di riserva.